If there is one message that echoes forth from this conference, let it be that human rights are women’s rights…. And women’s rights are human rights, once and for all. Con queste parole Hillary Rodham Clinton, all’epoca First Lady degli Stati Uniti d’America, si era rivolta alla platea della IV Conferenza Mondiale di Pechino sulle donne promossa dalle Nazioni Unite. Una data importante quella del 5 settembre 1995, che sancisce – assieme all’adozione della risoluzione 1325 ‘Donne, Pace e Sicurezza’ (DPS) del 2000 – un punto di svolta nella storia contemporanea dei diritti delle donne, aprendo un nuovo capitolo nell’affermazione delle questioni di genere all’interno del dibattito pubblico e delle relazioni internazionali.

Il 2020, 25° e 20° anniversario delle due occasioni, è stato un anno importante per prendere atto dei progressi ottenuti in questo ambito. L’Unione europea (UE), oltre ad aver contribuito alle iniziative delle Nazioni Unite, negli ultimi anni ha portato avanti numerose proposte in favore dei diritti delle donne e dell’uguaglianza di genere. Al di là dei cambiamenti più macroscopici, in particolare la nomina di Ursula Von Der Leyen come prima donna presidente della Commissione, l’UE ha recentemente adottato una Strategia per la parità di genere e una LGBTIQ Equality Strategy, volte ad affrontare le questioni di genere all’interno dei confini dell’Unione. Similmente è stata elaborata la terza edizione del Piano d’azione sulla parità di genere (GAPIII), dedicato invece all’azione esterna dell’UE.

Il GAPIII, pubblicato il 25 novembre 2020, è un documento programmatico che si configura a partire dalle sue due precedenti edizioni e che afferma che l’85% delle nuove azioni nell’ambito delle relazioni esterne dell’UE – percentuale valutata sulla base di specifici indicatori OCSE-DAC – contribuiranno a conseguire la parità di genere e l’emancipazione femminile. Esso declina inoltre sei aree tematiche di policy che saranno al centro dell’azione esterna dell’UE: lotta contro la violenza di genere, salute sessuale e diritti riproduttivi, emancipazione economica e sociale, partecipazione e leadership, agenda DPS, sfide ed opportunità della transizione verde e digitale. Consci dell’impossibilità di sviluppare un’analisi esaustiva del documento in questa sede, si sottolinea l’importanza del GAPIII per le seguenti tre ragioni.        
In primis, i target del GAP sono stati integrati nel nuovo quadro finanziario pluriennale (2021-27) dell’UE, in particolare nella programmazione del nuovo strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale (NDICI) e delle operazioni di assistenza umanitaria.

In secondo luogo, con l’integrazione dell’agenda DPS come uno dei suoi sei pilastri, il GAPIII armonizza e coordina formalmente due processi UE che sino ad allora erano stati portati avanti parallelamente: si tratta di un significativo sviluppo in termini di coerenza e trasparenza dell’azione UE in questo ambito.

Da ultimo, lo Staff Working Document che accompagna detta comunicazione contribuisce a migliorare l’accountability dell’UE e la misurazione dei risultati raggiunti relativamente agli obiettivi fissati nelle sue relazioni bilaterali, regionali e multilaterali. Si auspica che la revisione – finale e di medio periodo – così come il confronto periodico previsto con la società civile costituiranno l’occasione per un dialogo sistematico ed inclusivo, volto ad accelerare l’implementazione del piano a tutti i livelli. Un primo momento di scambio si è tenuto esattamente ad un anno dalla pubblicazione del GAPIII, quando rappresentanti delle istituzioni e della società civile si sono interfacciati in occasione del primo Structured Dialogue.

Nonostante i passi in avanti compiuti, alcuni Stati membri rimangono restii ad appoggiare politicamente proposte in favore dell’uguaglianza di genere: alla fine del 2020, conseguentemente al mancato supporto unanime all’adozione di conclusioni sul GAP in seno al Consiglio dell’UE, la leadership tedesca ha deciso di supportare l’iniziativa attraverso l’adozione di conclusioni della presidenza, col sostegno di altri 23 Stati membri. La mancanza di consenso in Consiglio costituisce un passo indietro rispetto al 2015, quando l’istituzione aveva appoggiato il GAP nella sua seconda versione. Il GAPIII è ora oggetto di una relazione di iniziativa del Parlamento europeo che verrà  presto discussa in plenaria.

In conclusione, benché la pubblicazione del GAPIII costituisca un importante passo per l’Unione europea nella promozione delle questioni di genere mediante e nella sua politica estera, la mancanza di una posizione unitaria tra Stati membri rappresenta un vulnus alla credibilità dell’Unione come forza promotrice della parità di genere e dell’emancipazione femminile a livello internazionale. Spetta ora alla presidenza francese, il cui mandato occuperà il primo semestre di quest’anno, riaprire il dibattito all’interno del Consiglio, sulla scia dell’impegno dimostrato ospitando il Generation Equality.

 

 

 

L’articolo è frutto dell’opinione personale dell’autrice e non rappresenta il punto di vista di alcuna organizzazione.