L’annuncio dato durante una Conferenza a porte chiuse alla Farnesina. Il progetto
coinvolgerà un gruppo selezionato di donne, che hanno avuto ruoli apicali nel contesto
diplomatico, politico e negoziale, come la negoziatrice afghana Fatima Galiani. Se ne parla di
nuovo il 2 dicembre ai MED Mediterranean Dialogues.

“Le donne afghane non hanno bisogno di essere salvate perché sono in grado di lottare per i propri diritti, anzi, possono essere loro stesse il motore del cambiamento dell’Afghanistan”. È questa la convinzione emersa a Roma durante la Conferenza internazionale organizzata alla Farnesina da WIIS Italy, antenna italiana di Women In International Security, network globale dedicato a promuovere la leadership e lo sviluppo professionale femminile nel campo della pace e della sicurezza internazionale.

Proprio durante l’incontro – organizzato in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, e la Global Alliance of Regional Women Mediator Networks – è stata annunciata la creazione di una task force di mediatrici di pace, negoziatrici ed esperte di genere e sicurezza, che lavoreranno per affiancare un gruppo di donne afghane che hanno ricoperto ruoli apicali nel contesto politico, diplomatico e negoziale fino ad agosto scorso (quando gli Usa e le forze Nato si sono ritirate dall’Afghanistan) e che proseguono il loro attivismo nella diaspora.

Obiettivo: supportarle nella creazione di reti di solidarietà a difesa dei diritti delle connazionali fuori e dentro al proprio Paese. Si tratta di un progetto pilota finalizzato a valutare lo sviluppo e la sostenibilità di progetti a più lungo respiro. E tra le afghane coinvolte ci sono anche quelle che, come Fatima Galiani, negoziatrice di pace per conto del Governo, avevano partecipato agli accordi di Doha che hanno sancito il ritiro degli Stati Uniti dall’Afghanistan. Già oggi ci sono storie di donne che, da sole, hanno deciso di rientrare nel proprio paese (come la portavoce del partito nazionale islamico), perché credono ancora che una trasformazione lenta possa avvenire dall’interno.

“Si tratta di figure già impegnate a vario titolo nella promozione di un cambiamento nel proprio Paese, e che grazie al nostro supporto speriamo possano avere maggiori opportunità di agire e far si che un domani le donne in Afghanistan abbiano maggiori diritti – racconta la presidente di WIIS Italy, Irene Fellin – Noi siamo profondamente convinte che la mediazione e il dialogo diplomatico, insieme gli aiuti e ai progetti di sviluppo siano tasselli fondamentali per il futuro del paese. Confidiamo nel fatto che tali azioni avranno un impatto positivo che alla fine del percorso porterà all’adozione di politiche inclusive anche in Afghanistan”.

Il progetto è sostenuto dalla Farnesina nel quadro del Piano d’Azione Nazionale per l’attuazione dell’Agenda “Donne, Pace e Sicurezza (UNSCR 1325)”, proprio alla luce del ritorno dei Talebani al potere, nella consapevolezza che la comunità internazionale debba preservare i risultati acquisiti durante gli ultimi 20 anni di presenza internazionale in Afghanistan e monitorare i progressi dei diritti umani, in particolare quelli delle donne e delle ragazze, anche con il sostegno delle organizzazioni internazionali. L’iniziativa si inserisce nel quadro più ampio di iniziative promosse dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale a sostegno delle donne afghane.

È nell’interesse comune garantire i diritti, la sicurezza e il benessere delle donne nel Paese – afferma Marina Sereni, Viceministra degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, responsabile anche del Tavolo di coordinamento sull’Afghanistan – L‘Italia è convinta che questi debbano essere parte integrante di una soluzione sostenibile e pacifica. In questa visione, la comunità internazionale dovrebbe avere un ruolo proattivo per sollecitare l’Autorità in Afghanistan a rispettare i diritti del genere femminile
per una partecipazione piena ed equa al processo decisionale”.

Secondo l’attivista per i diritti umani ed ex presidente della Mezzaluna Rossa afghana (società nazionale di Croce Rossa) Fatima Galiani la cooperazione internazionale è fondamentale e può rafforzare la lotta delle donne in Afghanistan: “Secondo una visione tradizionale della religione musulmana, la sharia ha avuto effetto e colpisce le donne in tutta la loro vita – spiega – Ma l’Afghanistan del 2021 è diverso dall’Afghanistan del 2001, c’è più di una generazione di donne che non è pronta ad accettare di perdere i diritti che ha raggiunto negli ultimi 20 anni”.

Alla Conferenza è intervenuta anche S. E. Lolwah Rashid Al-Khater, Viceministra degli Esteri dello Stato del Qatar, paese che insieme all’Italia ha rivestito un ruolo cruciale nelle recenti operazioni di evacuazione da Kabul. La Viceministra ha ricordato come molte donne stiano già lavorando affinché la condizione femminile migliori.

L’incontro è stato un’occasione anche per dare voce alle donne afghane, ascoltandone visioni e prospettive, e a mediatrici da tutto il mondo, riunite nella Global Alliance of Regional Women Mediator Networks, attualmente coordinata da WIIS Itay. “La creazione di questa Rete dimostra che esistono tante donne con capacità, competenze, e voglia di impegnarsi per un mondo diverso: non è più possibile escluderle”, ha sottolineato Loredana Teodorescu, Segretaria Generale di WIIS Italy e responsabile del Segretariato della Global Alliance.

Tra i Network rappresentati, quello delle Donne Mediatrici del Mediterraneo, che si incontreranno di nuovo il 2 dicembre al Med Women’s Forum, nell’ambito dei MED Mediterranean Dialogues, per continuare a riflettere sul contributo che le donne mediatrici attraverso la loro esperienza e i network possono dare in situazione di crisi come quella afghana . Anche questa un’iniziativa promossa dalla Farnesina in collaborazione proprio con WIIS Italy e con lo IAI (Istituto Affari Internazionali), che riflette la lunga tradizione dell’Italia nella promozione dei diritti delle donne e della stabilità nella regione.

Nei prossimi mesi WIIS Italy proseguirà nel coordinamento della task force attraverso una piattaforma e avvalendosi dell’importante rete che ha contribuito a creare negli ultimi cinque anni, si impegnerà per costruire insieme a mediatrici e negoziatrici di tutto il mondo, il giusto sostegno di cui le donne afghane hanno bisogno oggi per far fronte alla drammatica situazione in cui si trovano.

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