Quando si parla di guardie del corpo ci si immagina un paio di occhiali scuri e delle cuffiette alle orecchie di uomini in attività di sorveglianza e di protezione, impegnati a tutelare l’integrità fisica o la privacy di un’altra persona. Non è impossibile, invece, trovare donne che svolgono questo lavoro e che lo interpretano non necessariamente battendosi contro gli eventuali aggressori, ma proteggendo la persona, magari evacuandola dal luogo in cui si trova.

In Italia sono una decina le aziende che offrono formazione e servizi di sicurezza privati. Secondo l’Assiv, l’associazione nazionale delle imprese di vigilanza aderente a Confindustria, il numero di guardie giurate di sesso femminile presenti in Italia nel 2012 sfiorava il 6% del totale arrivando a circa 2800 unità.

La crescita delle donne bodyguard è dovuta anche alla loro capacità di confondersi fra la gente senza dare nell’occhio e passando più inosservate degli uomini. Sono, insomma, una presenza meno invadente. Lo hanno ben compreso numerosi milionari cinesi che si affidano sempre più spesso a guardie del corpo donna, esperte di arti marziali e portamento, e in grado di difenderti ricorrendo a oggetti comuni come una semplice penna.

In Italia, dove la guardia del corpo non può usare le armi né rispondere a minacce e aggressioni oltre il limite della legittima difesa, l’attività di funzioni di protezione delle personalità istituzionali e di coloro che sono considerati esposti a minacce comprovate sono di esclusivo appannaggio delle forze dell’ordine che assumono tali funzioni sotto forma dell’istituto della scorta. Il settore è gestito dall’Ufficio centrale interforze per la sicurezza personale, una struttura del Dipartimento della pubblica sicurezza istituita nel 2002, che schiera in campo, come operatori da impiegare nella protezione, centinaia, uomini e donne, tra finanzieri, carabinieri, poliziotti e membri della Polizia Penitenziaria. Personale addestrato e continuamente aggiornato per compiti così delicati.

I reparti ‘scorta’ della Polizia di Stato, per esempio, vengono effettuati da agenti della Digos, Divisione Investigazioni Generali e Operazioni Speciali, della Squadra Mobile o anche da personale generico della Questura a patto che possiedano il certificato per ‘Operatore nei servizi di scorta e sicurezza’ rilasciato dal “Centro di addestramento e istruzione professionale” di Abbasanta (Oristano). Il corso della Polizia di Stato è rivolto a personale già inquadrato nelle forze dell’ordine  e prevede attività dinamiche quali movimenti di scorta sincronizzati di salita e discesa operativa dall’auto o dall’elicottero, nozioni e riconoscimento di esplosivi, tiro con l’arma, guida in percorsi accidentati.

Non sono tantissime le donne nel ruolo di agenti di scorta e, per questo non passano sempre inosservate. Risale, ad esempio, a un paio di anni fa la notizia di  una visita istituzionale a Torino del presidente della Repubblica che annotava la presenza di una donna, un militare dei Carabinieri, tra le guardie del corpo presenti nella scorta personale del Capo dello Stato.

Più recentemente, i giornali hanno dato risalto a un’altra donna in prima linea nei compiti di protezione e sorveglianza di alte cariche istituzionali. Si tratta di Emanuela Canestrari, uno dei due capo-scorta dell’attuale presidente del Consiglio italiano, in servizio presso l’ispettorato di polizia di Palazzo Chigi.

È comunque raro, come deve essere, che i riflettori mediatici si accendano sugli agenti delle scorte.

È capitato in casi drammatici che hanno, purtroppo, contribuito a far registrare tristi primati. È Emanuela Loi, la prima donna poliziotto entrata a far parte di una squadra di agenti addetti alla protezione di obiettivi a rischio, a perdere la vita a 24 anni nell’attentato di cosa nostra a Paolo Borsellino.

«Preposta al servizio di scorta del giudice Paolo Borsellino, pur consapevole dei gravi rischi cui si esponeva a causa della recrudescenza degli attentati contro rappresentanti dell’ordine giudiziario e delle Forze di Polizia, assolveva il proprio compito con grande coraggio e assoluta dedizione al dovere. Barbaramente trucidata in un proditorio agguato di stampo mafioso, sacrificava la vita a difesa dello Stato e delle Istituzioni.» (Palermo, 5 agosto 1992)

Questa la motivazione della Medaglia d’oro al valor civile concessa ad Emanuela Loi la cui storia è stata raccontata anche nel documentario ‘All’altezza degli occhi. La vita delle donne delle scorte’ , trasmesso nel mese di luglio dello scorso anno da Rai Storia e realizzato con la Polizia di Stato. Oltre a quella di Emanuela il documentario ha parlato delle storie e delle vite delle donne poliziotte impegnate nei servizi di scorta a uomini delle istituzioni, a magistrati e a uomini della società civile.